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Dalla prefazione dell'autore: Avevo scritto questi due racconti lunghi, o romanzi brevi, nel 1994 e nel 1995, di poco anteriormente al sorgere della moda del giallo e poliziesco italiani, lavori basati sulle figure di Vittorio D'Aiazzo, commissario e poi vice questore, e di Ranieri Velli, suo aiutante e amico, personaggi che, l"uno o entrambi, ritornano in altri miei romanzi e racconti; l"ultimo romanzo sul D"Aiazzo e uscito, per i tipi dell"Editrice Genesi (2017) e di Tektime Editore (2018), rispettivamente in formato cartaceo e nei formati e-book: e il prequel L"ira dei vilipesi ambientato durante le 4 Giornate di Napoli nel 1943. Sempre, in questi lavori ho prestato in primo luogo attenzione alle psicologie e agli ambienti, questi tutti del passato piu o meno recente con qualche nostalgia per quella Torino della mia adolescenza e giovinezza che piu non esiste. Ne erano e sono destinatari i lettori di narrativa in generale che, pur non disdegnando opere che trattino di delitti, non abbiano gusti alla paprika; non ci si aspetti dunque racconti alla Raymond Chandler o James Ellroy o, restando in Europa, alla Manuel Vazquez Montalban; ma neppure, d"altro canto, si attendano indagini arzigogolate, ben poco verosimili, come quelle ideate da Agatha Christie. L'azione del paio di racconti inclusi in questo libro si svolge in un periodo ancora pre-cibernetico, tra la fine degli anni ‘50 e l'inizio dei '60 dello scorso secolo […]. Era un'epoca in cui non c'erano ancora il personal computer e il telefonino, tutte le famiglie avevano la radio ma pochissime la televisione, in bianco e nero, canale RAI unico: pero senza pubblicita, a parte il simpatico e oggidi quasi leggendario Carosello . Una Torino, insomma, in cui un investigatore poteva ancora operare quasi come i suoi colleghi dei gialli e polizieschi classici europei anni '20-50. Nel primo racconto, D"Aiazzo e il mostro a tre braccia , viene picchiato a morte da ignoti un antiquario e restauratore torinese, Tarcisio Benvenuto, uomo dal fisico deforme che, alla nascita, era stato abbandonato dall'ignota madre ed esposto alla carita delle suore d'un istituto religioso torinese. Dal nulla, lavorando senza posa era divenuto proprietario d'un negozio all'ingrosso e al dettaglio in zona Porta Palazzo […]. Nel secondo racconto, D"Aiazzo e i satanassi , steso a terra sul proprio sangue e ritrovato per istrada, da una camionetta della Polizia, il cadavere d'un attempato piccolo industriale, il commendator Paolo Verdi, il cui giovane figlio Carlo, dottore in psicologia, e in prigione in attesa di giudizio, accusato di violenza carnale a Giuseppina Corsati, dattilografa del padre poco piu che adolescente; ma egli dichiara al commissario D'Aiazzo d'essere privo di colpa. In carcere e fatto oggetto di brutalizzazioni da parte di altri detenuti […]. Di certo la deflorazione di Giuseppina c'e stata, ne presenta i segni, pero non potrebbe, forse, la famiglia di lei aver architettato la violenza per averne un risarcimento finanziario? […]. Intervengono nella storia il poco intelligente Carlone che aveva avuto in passato nascosti legami con papa Verdi, e un filosofo libero docente all'Universita di Torino ed ex ufficiale nella Repubblica di Salo, presso il cui fratello, che ben diversamente era stato membro del Comitato di Liberazione Nazionale, lavora quale cameriera l'ambigua Luciana Corsati, madre di Giuseppina. Dal profondo della vicenda affiorano anche parlamentari tutt'altro che adamantini e, a un certo punto, ne emana una sulfurea esalazione infernale che il commissario ventilera riuscendo, o quasi, a fare giustizia.
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Dalla prefazione dell'autore: Avevo scritto questi due racconti lunghi, o romanzi brevi, nel 1994 e nel 1995, di poco anteriormente al sorgere della moda del giallo e poliziesco italiani, lavori basati sulle figure di Vittorio D'Aiazzo, commissario e poi vice questore, e di Ranieri Velli, suo aiutante e amico, personaggi che, l"uno o entrambi, ritornano in altri miei romanzi e racconti; l"ultimo romanzo sul D"Aiazzo e uscito, per i tipi dell"Editrice Genesi (2017) e di Tektime Editore (2018), rispettivamente in formato cartaceo e nei formati e-book: e il prequel L"ira dei vilipesi ambientato durante le 4 Giornate di Napoli nel 1943. Sempre, in questi lavori ho prestato in primo luogo attenzione alle psicologie e agli ambienti, questi tutti del passato piu o meno recente con qualche nostalgia per quella Torino della mia adolescenza e giovinezza che piu non esiste. Ne erano e sono destinatari i lettori di narrativa in generale che, pur non disdegnando opere che trattino di delitti, non abbiano gusti alla paprika; non ci si aspetti dunque racconti alla Raymond Chandler o James Ellroy o, restando in Europa, alla Manuel Vazquez Montalban; ma neppure, d"altro canto, si attendano indagini arzigogolate, ben poco verosimili, come quelle ideate da Agatha Christie. L'azione del paio di racconti inclusi in questo libro si svolge in un periodo ancora pre-cibernetico, tra la fine degli anni ‘50 e l'inizio dei '60 dello scorso secolo […]. Era un'epoca in cui non c'erano ancora il personal computer e il telefonino, tutte le famiglie avevano la radio ma pochissime la televisione, in bianco e nero, canale RAI unico: pero senza pubblicita, a parte il simpatico e oggidi quasi leggendario Carosello . Una Torino, insomma, in cui un investigatore poteva ancora operare quasi come i suoi colleghi dei gialli e polizieschi classici europei anni '20-50. Nel primo racconto, D"Aiazzo e il mostro a tre braccia , viene picchiato a morte da ignoti un antiquario e restauratore torinese, Tarcisio Benvenuto, uomo dal fisico deforme che, alla nascita, era stato abbandonato dall'ignota madre ed esposto alla carita delle suore d'un istituto religioso torinese. Dal nulla, lavorando senza posa era divenuto proprietario d'un negozio all'ingrosso e al dettaglio in zona Porta Palazzo […]. Nel secondo racconto, D"Aiazzo e i satanassi , steso a terra sul proprio sangue e ritrovato per istrada, da una camionetta della Polizia, il cadavere d'un attempato piccolo industriale, il commendator Paolo Verdi, il cui giovane figlio Carlo, dottore in psicologia, e in prigione in attesa di giudizio, accusato di violenza carnale a Giuseppina Corsati, dattilografa del padre poco piu che adolescente; ma egli dichiara al commissario D'Aiazzo d'essere privo di colpa. In carcere e fatto oggetto di brutalizzazioni da parte di altri detenuti […]. Di certo la deflorazione di Giuseppina c'e stata, ne presenta i segni, pero non potrebbe, forse, la famiglia di lei aver architettato la violenza per averne un risarcimento finanziario? […]. Intervengono nella storia il poco intelligente Carlone che aveva avuto in passato nascosti legami con papa Verdi, e un filosofo libero docente all'Universita di Torino ed ex ufficiale nella Repubblica di Salo, presso il cui fratello, che ben diversamente era stato membro del Comitato di Liberazione Nazionale, lavora quale cameriera l'ambigua Luciana Corsati, madre di Giuseppina. Dal profondo della vicenda affiorano anche parlamentari tutt'altro che adamantini e, a un certo punto, ne emana una sulfurea esalazione infernale che il commissario ventilera riuscendo, o quasi, a fare giustizia.